Questa è una storia senza capo né coda. La storia di un cerchio, insomma.
Da Roma a Biarritz a Roma, l'importante è andare più lontano. Di chi? Di cosa? Di dove?
Più lontano del raduno sotto casa. Più lontano delle moto che vedi ogni giorno, più delle parole che conosci a memoria. Dove comincia il mare che finisce su un altro continente.
Il raduno dal nome più azzeccato che esista, alla fine, è solo un ottimo ed invitante pretesto.
C'è sempre qualcosa di vagamente suggestivo in una nave che parte, specialmente al tramonto. Mi piace persino il modo in cui le moto stanno tutte impilate all'interno del traghetto.
Sulla nave conosco Luca, ragazzo italiano che vive a Barcellona. Chiacchiero con lui tutta la sera, parliamo di un po' di tutto, mi racconta un po' della sua esperienza come collaboratore per il Festival del Cinema di Roma ed altri festival di cinema. E' molto interessante parlare con lui, diciamo che ne ha di cose da raccontare.
In nave non è che ci sia molto da fare. Per fortuna ho un libro, e cosce spagnole da guardare.
Alle 19 finalmente siamo in vista di Barcellona.
Al di là del Montjuic si intravede il centro della città. Sarebbe bello fermarsi per un po', ma la strada chiama.
Saluto Luca augurandogli buona fortuna, ed augurandola anche a me stesso parto per Lleida.
Chiaramente mi porto sfiga da solo, e rimango senza sbrenza a 40 km dalla partenza. Per fortuna ho la sborraccia con la riserva (due micragnosissimi litrelli), abbastanza per portarmi alla mas cerca estaciòn de gasolina. Che non so manco se è giusta come espressione, ma mi capivano per cui sticazzi.
Santa Repsol comunque.
Dopo il pieno a tappo mi godo un'altra sunset run, stavolta in strade mai viste prima, verso il crepuscolo spagnolo…in sostanza, la Spagna delle autovìas, almeno al nord, è un gran deserto.
Arrivo a Lleida in serata, già con lo scuro.
Mezzo putrefatto anche se ho dormito tutto il giorno in nave, chiedo informazioni a mezza città per trovare l'ostello dove ho una camera per la notte. Alla fine una volante della polizia, non so se impietosita o insospettita dal mio aspetto, mi scorta a destinazione.
Attimi di panico quando la porta della camera non si apre, con il gestore già in pigiama che bestemmiava in catalano (almeno credo, continuava a dire qualcosa tipo ustiguedé, che mi sembrava più trevesàn che altro ma vabbé).
Kebab (qualcosa di leggero, con 32 gradi alle 10 di sera mi sembrava una buona idea), e poi giretto.
Dopo una notte di sogni strani (cazzo di kebab guarda) la mattina dopo forche puntate verso i Pirenei e l'Euskadi.
Prima però ci sono almeno 300 km di deserto vagamente fetente (solo campi, gran puzza di busa de tor e letame del genere).
Questo dev'essere il mestiere più bello del mondo. Trasportatore di giostre.
Campanili dalla forma vagamente fallica, ogni tanto.
Quel coso lì, sulla sinistra.
Dopo Huesca mollo l'autovìa e mi butto su una statale che attraversa un canyon nella roccia rossa, dopo il quale una diga ha creato un lago artificiale dal colore irreale.
E via verso i primi Pirenei. Laggiù c'è un po' di neve.
Pamplona è sul Camino de Santiago. Significa che quei due sulla destra se la stanno facendo a piedi fino a là? Respect..
Ma finalmente arrivo in una città che ho sempre voluto vedere.
Chissà com'è durante San Firmino! Ma fremo al pensiero di arrivare ad un'altra città dell'anima. Ormai sono meno di 100 km all'Atlantico.
Piglio una strada tanto ventosa quanto verde che affronta uno degli ultimi passi dei Pirenei per poi lanciarsi verso la costa basca.
I colori ora sono decisamente cambiati, mentre arrivo in terra francese, e finalmente saluto il mare a St. Jean de Luz.
E mentre intravedo le prime strutture un po' belle époque eccomi qua, quattro anni dopo.
Biarritz!!!
Non posso non andare subito alla Grande Plage, sotto al casinò. C'è il mondo. Fa un gran caldo, ed il mare sembra la cosa più fresca che esista. Mi sdraio un po' di spiaggia, non ho fretta.
Dopo un po' mi rialzo e decido che è meglio trovare un posto dove dormire. Dappertutto in città sciamano moto e motorini, mezzi sofisticati, rozzi, rumorosi, raffinati…ce n'è per tutti, basta che abbiano carattere. E' seguendo un paio di tizi su scooter che mi ritrovo per caso al faro, il luogo principale del raduno.
E' ancora mercoledì ed il raduno non è ancora iniziato, ne approfitto per vedermi qualche mezzetto in anteprima. Sono tutti fuori dagli stand e mezzi alla rinfusa nel prato.
Alla spiaggia del VVF di Anglet aspetto che apra l'ostello per andare a chiedere se hanno posto tenda per qualche notte.
E' un po' surreale essere arrivati qua di nuovo, e così facilmente.
Una cochina fresca aiuta la mente a mantenersi fredda e distaccata nel confronto col passato. Per fortuna il tempo vola e all'ostello hanno posto tenda.
Quando arrivi in un posto così, e fai un po' di strada per arrivarci, ti senti un mezzo drago. Poi conosci Clément che da Tours è arrivato fino alla Spagna in bici e un po' ci resti male. E' un ragazzo simpaticissimo e dalla faccia sembra un preso bene. Monta la tenda accanto alla mia e la sera facciamo appena in tempo a scambiarci i contatti prima di andare a dormire, lui sarebbe partito prestissimo.
Io scendo in spiaggia a fare il mio primo bagno dell'anno.
Mica male farlo qua.
La cosa figa di Biarritz è che nonostante il sole tramonti più tardi che in Italia, hanno mantenuto comunque lo stesso fuso orario. Di conseguenza alle dieci di sera il sole deve ancora tramontare e giri con gli occhiali da sole.
Dopo il bagno ceno da un paninaro gestito da una combriccola di ragazzi e ragazze surfisti. Nel tavolo accanto al mio i proprietari di un bobberino su base Triumph e un BMW dall'aria militare e trasandata si stanno sbafando il mondo. Non so ancora che sono tra gli organizzatori del raduno, fanno parte dei Southsiders.
A saperlo gli avrei detto di masticare a bocca chiusa. Che fastidio..
Il locale ha stile.
Faccio due passi e alle dieci e mezza il sole s'è finalmente deciso a levarsi dai maroni. Non prima di regalare al mondo qualche visione spettacolare. Vana la speranza di vedere il raggio verde come nel film di Rohmer, ma ci accontentiamo.
Torno al campeggio, il mio amico francese già dorme. Sono stanco, ma pur nella confusione della mente poco lucida si fa strada una sensazione limpida: quella di essere, in qualche modo, tornato a casa.
Alla Chambre d'Amour di Anglet trovo l'evento che dà il via al raduno: un contest di surf. Le condizioni sono perfette: fa caldo, c'è la scaduta e le onde arrivano a intervalli regolari, un paio di metri tranquilli. Piano piano arrivano sempre più moto, di tutti i tipi.
Un altro giorno a Biarritz.
Ottimo consiglio. "Gimme head till I'm dead".
Stanco di vedere surfare gli altri, vado a noleggiare una tavola e mi dirigo più in là verso uno dei tanti spot del VVF. L'onda è buona, ma io non sono un buon surfista. Se a questo aggiungiamo che l'ultima volta che ho messo i piedi su un surf è stato quattro anni fa a Focene, ne deriva che il risultato di due ore in acqua è un paio di onde prese, un paio di wipeout, una mezza ipotermia ed una catramìna sui cogli*ni quando sono scivolato dalla tavola.
Dopo una pennica torno al faro. Ora il raduno è iniziato, gli stand sono a pieno ritmo e il W&W dispiega tutto l'arsenale di motociclette di livello assoluto. El Solitario, Deus, Yamaha Yard Built, Southsiders..il livello degli espositori è molto alto, ma come spesso accade a questo tipo di raduni sono i partecipanti ad esibire pezzi di pregio.
Due della crew di Varese.
Tanto per ribadire che oltre a Wheels, è anche Waves:
Questa moto l'avevo già adorata sulle pagine di Wild (magazine francese, ve lo consiglio). La decal è una delle più belle mai creata dalla MoCo, non a caso era quella del mio vecchio serba.
La maggior parte della moto era di alto livello al W&W, ma quelle che mi sarei portato a casa le conto sulle dita di una mano. Una è sicuramente questo rigido single loop su base Triumph (unit, chissà che anno). Azzeccatissima. Alla David Mann quasi.
Un'altra era questo flat su telaio straightleg. Meraviglia assoluta. Vederlo andare poi era uno sparo assoluto: strettissima, filante. Da enciclopedia del chopper.
Boom! direi.
Abbiamo convenuto che un buon 50/60% di un raduno lo fa la location. Direi che a Biarritz non mollano un caz*o.
Cerchi bianchi, telaio bianco, serbatoio bianco con decorazioni tipo ceramica. Questo mezzo vinceva su molti livelli.
El Solitario MC.
Artigianato e stile italiano.
Parola di Vik, Uppercut è ottima per l'uomo di stile.
Deus.
Con questo saluto dal galiziano me ne vado dal faro e vado in città a cazzeggiare.
Finalmente non ho più una moto nera.
Il centro di Biarritz è una delizia.
Vado alla Grand Plage a svenire sulla sabbia. Quando ho caldo mi lancio in acqua. Quando ho freddo esco dall'acqua. La spiaggia è piena di ragazze, davvero, mai visto una roba così.
Dopo qualche ora in cui mi sono ustionato qualsiasi parte del corpo, faccio un altro giro per Biarra, in un negozietto di vinili, giù per piazzette nascoste.
Mentre si avvicina la sera questo è lo spettacolo che ho davanti agli occhi.
Da viverci.
Le moto cicciano fuori dappertutto. Sarà un lungo weekend.
Torno in campeggio per ripigliarmi un po'. La sera arrivano il Vik e la sua ciurma. La parte del viaggio in solitaria è finita. Mentre si avvicina la sera, accompagnato da un altro tramonto senza ritegno, mi fiondo in città. Non vedo l'ora di raggiungere il mio amico.
La festa è cominciata.
Stay frosty for part II!
Ike
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