Enzo D'Antonio.
Che qua sembra dire "Chezzo guardi?" (cit. Ibra) ma che in realtà è un gran bravo ragazzo.
Di questi tempi mi gira per la testa, sempre più spesso, una storia che mi raccontò mia mamma da piccolo.
Disse che a sua volta le era stata raccontata quando lei era piccola, da sua madre, mia nonna.
La storia di Bepi Limana.
Bepi era un giovane dai capelli color paglia, e gli occhi azzurri. Lui e la sua giovane e bella moglie erano la coppia più ammirata del piccolo paese, appena sposati.
Venne la guerra, e Bepi dovette andare.
A malincuore la sua giovane moglie lo vide partire, alla fine dello sterrato, su un grande carro verde, mentre teneva per mano un bimbo piccolo, ed in braccio una bimba appena nata.
Quando la guerra finì, qualche anno dopo, Bepi finalmente tornò.
La sua giovane moglie non credette ai suoi occhi quando lo vide scendere dal carro verde, alla fine dello sterrato, sano e salvo come quando era partito.
I due bimbi, ormai cresciuti, guardavano un po' intimoriti il giovane Bepi tornare da loro.
Quella sera a cena, la sua giovane moglie si rese conto che Bepi era tornato, sì, ma non del tutto.
I giorni passavano e il suo sorriso non animava più la casa, i suoi occhi azzurri non ridevano più.
Trascorreva le giornate in veranda, sulla sedia a dondolo, gli occhi sgranati sul bosco, a fissare un punto fra gli alberi scuri.
Come i giorni passarono gli anni: i due poveri bimbi non stavano più vicino a Bepi, impauriti dal loro papà e dal suo sguardo muto. La sua giovane moglie trovò conforto nelle braccia di un altro uomo.
E Bepi continuava a sedere in veranda, gli occhi fissi sul bosco buio, incerto se il bosco lo guardasse in ritorno.
Altri anni passarono. Voci di un'altra guerra percorsero la campagna. Bepi non si mosse mai dalla veranda, finché ne fu sicuro.
Quella sera i tuoni squarciavano il cielo e i lampi sconquassavano la terra. Alla sua povera moglie non parve vero di vedere Bepi come risvegliato, mangiare con gusto a tavola. Carezzò i suoi figli increduli e guardò con dolcezza sua moglie.
Disse solamente "Mi dispiace".
Quindi si alzò e prese l'accetta per la legna, e chiuse a chiave la porta.
La mattina dopo il lattaio, che come ogni mattina portava le bottiglie lungo lo sterrato, fu sorpreso di non trovare Bepi in veranda.
Quello che vide dalla finestra della cucina lo raggelò.
Una volta forzata la porta, ancora chiusa dal dentro, le guardie trovarono solo i corpi dei malcapitati, ancora seduti a tavola.
Delle teste, e di Bepi, nessuna traccia.
Ma quando scende la sera e la nebbia sale nei campi a nord del Piave, si racconta che puoi ancora incontrarlo, Bepi Limana, gli occhi azzurri e i capelli color paglia, che mormora quieto fra sé.
Quando chiesi a mia mamma perché mi avesse raccontato una storia così triste e spaventosa, lei rimase in silenzio. Poi mi guardò e disse che non c'era nulla, nulla di peggio al mondo dell'oblìo e dell'indifferenza.
Voi vi ricorderete di Bepi Limana e della sua famiglia, vero?
* * *
Vi chiederete, che cacchio c'entra sta storia con le foto, o con il blog, o con Enzo?
Niente, come ho detto mi girava in testa, la volevo raccontare e sul blog ci scrivo il cacchio che mi pare.
Ma in effetti, se ci pensiamo, l'indifferenza è la grande piaga del mondo.
Sembra banale, ma trovo le motociclette un ottimo modo per fuggire l'indifferenza quotidiana che ci circonda e ci aliena. Non gliel'ho chiesto, ma forse Enzo è d'accordo.
Sembra banale, ma trovo le motociclette un ottimo modo per fuggire l'indifferenza quotidiana che ci circonda e ci aliena. Non gliel'ho chiesto, ma forse Enzo è d'accordo.
Comunque.
Ho conosciuto Enzo qualche anno fa alle serate che i Barbers organizzavano in un bel locale sulla Tiburtina. Aveva più o meno la mia età e uno sporty con già qualche particolare di gusto.
La giovane età non significa niente: per quanto riguarda le motociclette, 'Nzino ha già una notevole esperienza alle spalle.
L'esperienza gli deriva da un'infanzia iniziata sulle minimoto, ed un'adolescenza passata fra varie motard e supermotard, prima di approdare all'officina del Camomilla al Torrino:
la sapienza di Andrea lo indirizza verso le Harley ed i ferrivecchi.
Non passa molto tempo prima che entri a far parte dei Barbers, una delle crew capitoline più attive e conosciute nel panorama del kustom romano.
Il suo ottimo sporty, di cui qui vediamo solo una delle tante versioni che ha attraversato, è sicuramente testimone di quel gusto classico barra strafottente (mi mancano definizioni migliori, ma capite perfettamente il senso) caro ai chopperisti di queste parti.
Un caro saluto a chi segue.
Il my è 2003, l'ultimo anno dell'evo a telaio stretto (chissà che czz è passato in mente ai progettisti della MoCo di allargare il telaio dietro), cosa che dona una silhouette seducente al posteriore. Della moto, non di Enzo.
SI PUÒ FAREEEEEE!!!
Il faro giallo è frutto di un misterioso swap meet.
Enzo ha passato anche del tempo su skate e bmx, dunque un panorama del genere non gli è estraneo. Accanto invece un campo da baseball. Ogni tanto ospita anche partite del campionato di softball femminile che, a detta del custode, "è pieno di lesbiche".
Vambè.
Vambè.
Altri particolari.
Il casco che vedete infilato sul sissy come fosse testa di barbaro su picca di antico romano è un Biltwell Gringo, su cui il mitico Blaster ha applicato un po' della sua arte ad hoc.
Ma c'è anche un'altra moto da raccontare, quella di cui Nzino è appena entrato in possesso. Il tempo stringe e ci buttiamo sulla Colombo per andarla a vedere, nel suo box.
Photobombing dell'autista del furgoncino. Un mago.
Detto en passant, Enzo guida quella moto come se fosse l'ultima cosa che fa sulla terra.
Guidare motard e guidare per Roma sono sicuramente due ottime scuole; ad esempio, andare in moto dentro Roma può essere visto come un eterno scontro fra te e la Legione del Male, da cui uscirà un solo vincitore. Ma a questo lui unisce uno sludo innato, sì un friccicore che gli permette di piratare come un serial killer.
Se non avete idea di quello che ho scritto (riguardatevi i Simpson prima di tutto) date un'occhiata al "saluto all'asfalto" qui di seguito, di cui purtroppo la mia macchinetta non è stata testimone efficace.
BOOM!
Arrivati al box, Enzo sfodera un clamoroso softail evo, rivisto in chiave bobber.
La storia di questa moto è davvero splendida.
Nasce come Fat Boy, nel lontano '98. Passa per le mani dei fratelli Gazzi, ad Ardea, da cui ne esce completamente modificata (ne potete trovare tracce sul sito de Lo Scorpione).
Cambia mano un paio di volte, dividendosi fra Paolo e soprattutto Sergione, entrambi personalità molto conosciute e stimate dell'ambiente romano. Entrambi portano la moto ad uno stile personale, unico, farcito di citazioni, chicche e anima.
I pregi di questa moto sono innumerevoli, posso solo provare ad elencarne alcuni.
Già il doppio 18" dovrebbe parlare da solo. Forcelle FLH di epoca shovel. Serbatoio AMF diviso (axed) in due. Buckhorn. Frizione a pedale e cambio a mano. Scarichi artigianali all'insù, the way it was supposed to be.
Personalmente, ma penso sia opinione universale, considero questa moto (come poche altre), iconica di un certo tipo di kustom, romano e non. Dopo che Sergione, a malincuore, l'ha lasciata andare, sarà il nostro Enzo ad assicurarle gloria.
Ha già in mente qualche tocco personale, di cui ne seguiremo gli sviluppi: non potrebbe essere in mani migliori.
Il marchio dei Barbers, tanto per dirne un'altra, è eseguito a mano libera dal Blaster. Ne avete la prova più sotto.
Cosa dire di più, di Enzo, delle sue motociclette, o della gloriosa chioma fulva del Blaster?
Non lo so. Intanto spizzatevi Kate Upton.
Non lo so. Intanto spizzatevi Kate Upton.
Fuck Indifference - Fuck Touring
KEEP MOTORCYCLES EVIL.
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