L'afa collosa e nausebonda di giugno si scioglie in una ventata d'aria fresca quando il traffico della metropoli improvvisamente si apre.
Apri anche tu e l'osceno risucchio delle drag annulla ogni suono mentre svicoli fra le macchine e imbocchi il sottopasso della ferrovia.
Luci arancioni di galleria per un attimo confondono le pupille e quasi non distingui la ferocia con cui un tbar si fa strada dalla direzione opposta.
Con un lampo assordante distingui appena una motocicletta sfilarti accanto in una nuvola di colori e vecchio metallo.
Nulla di più mentre fai appena in tempo ad alzare due dita in segno di saluto prima che il momentaneo abbaglio di sottopasso gorgogli via.
Ma se - e solo se - hai culo, puoi avere il culo di ritrovare quella motocicletta placidamente addormentata fuori da un locale di Testaccio qualche giorno dopo, e conoscere così Lucio, il proprietario di questo splendido Ironhead.
Sorry, questa splendida Ironhead. Le moto son donne.
Come da copione, interventi meccanici (alla mia moto), aggiornamenti estetici (alla sua moto), lauree (alla mia vita) ritardano sempre gli appuntamenti, ed è di nuovo primavera quando finalmente io e Lucio siamo abbastanza liberi per rincontrarci e organizzare una piacevole uscita pomeridiana.
La sensazione ad andare in moto e sentirsi avvolti dal sole e dal profumo è quella di innegabile euforia: come spiegarla, se non col mezzo Indian Larry che Lucio spara a 70 all'ora dalle parti di Porta Medaglia?
Descrive perfettamente la smania che ti prende a percepire l'arrivo della nuova stagione, una in cui finalmente puoi andare in giro senza congelarti i maroni o fradiciarti fino alle mutande per fare i due chilometri fino al ricambista. Chiamo così questo poetico gesto barbaro, ovviamente, in omaggio all'uomo che lo sdoganò per le folle, e tenne accesa la fiaccola in anni di buio, lo Sciamano del Chopper.
Le piastre sono originali così come le forche, quelle da 35 più snelle di una modella di Victoria's Secret - senza ovviamente i disturbi del comportamento alimentare. Sul cerchio da 21" spicca una gomma Pirelli da trial, ottimo compromesso fra look e risparmio, senza inficiare la tenuta di strada. E su quello garantisco io, vedendo lo sludo con cui Lucio muove il suo mezzo.
Entrambi i cerchi a razze originali vengono sostituiti in favore di quelli a raggi. Nulla contro le razze (ce ne sono di clamorose che hanno fatto la storia del chopper), ma su uno stile di moto così, c'è solo uno stile di cerchi del genere.
Devo dire, non ho mai citato quel famigerato video in uno dei miei articoli, ho resistito per anni, ed ora mi sento un essere umano peggiore solo per essere ricorso a questa citazione così facile e stupida.
Oh whatever. Torniamo alla moto: anche serbatoio dell'olio rimane l'originale HD, mentre la batteria - caso curioso - è solo la terza in ordine di tempo, per una moto che ha 31 anni. "Qualche tempo fa mi è morta e sono andato a prendere la nuova da Luca a Marmorata", ci informa il nostro eroe, "per curiosità Luca ha controllato il codice della vecchia: siamo scoppiati a ridere quando abbiamo visto che risaliva al '92. Mai cambiata da allora!".
La sella è una di quelle classicone che equipaggiavano le Ironhead degli anni '70, quelle coi bottoni per capirci. Bisognosa però di un rifacimento, Lucio ne approfitta per darle un'impuntura tuck & roll, che contribuisce all'indole sportiva del mezzo, sempre pronto alla rissa, fra asfalto e sterrato.
Il retrotreno ha la finale a catena, molto più nervosa e scattante della cinghia. Gli ammortizzatori sono quelli originali, mentre il parafango di serie viene sostituito con uno di uno Sporty più recente: questo perché la "skirt" laterale del fender è un po' più lunga sotto i supporti rispetto a quella originale, e sagomata a dovere da Lucio riesce a seguire meglio la linea della gomma e coprire quello spazio vuoto dato dall'altezza degli ammortizzatori.
Anche il CV viene fatto oggetto di dovute attenzioni: uno dei pezzi più onesti e sfruttati che si possano trovare su un'HD, non c'è ragione per cui non possa avere anche lui un po' di gloria. Povero piccino. Il carburatore è un po' come quando mangiate del maiale: quando qualcuno ti dice "Farei qualunque cosa per te", non lo dice sul serio, ma - indovinate un po'? - il maiale lo ha fatto davvero. Il maiale è letteralmente morto per voi. Ci avete mai pensato, eh? Ogni volta che mangiate del prosciutto? No che non ci avete mai pensato, vi basta ingurgitare bacon, senza pensare al sacrificio che fa per voi. Egoisti. Superficiali. Senza amore per il maiale. O il CV.
Chiedo scudo. Mi piace il maiale e stasera ho bevuto troppo. In ogni caso, il filtro è della Moon, e il cazzillo che regge il cavo aria è di Pangea. 20 roiz di benessere. Pensateci sopra.
La serratura della chiave è rotta, e Lucio trova un modo di piratesco di metterla in moto, ovvero con la punta di un coltello.
Ma ne sono sicuro, il pezzo che ha catturato il vostro sguardo è sicuramente il serbatoio, quel peanut dalla verniciatura così estiva e soleggiata. "La moto la presi nel 2010. Era stata realizzata ad Empoli, da 0571 Garage, ed il serbatoio l'aveva verniciato Roby Larogna di Custom Design". Due dei nomi più noti della scena custom italiana, uniti nella firma sul ferro di questa motocicletta.
Anche se, ci racconta Lucio, sette anni fa la moto non si presentava proprio così. "Andai a Grosseto a recuperarla, e veniva con un carburatore Super E, un mini dragbar bassissimo, e niente freno davanti". Insomma, quest'avventurosa Ironhead non si è fatta mancare nulla; con Lucio in sella tantomeno, di certo per niente intimidito da questa prima impostazione della moto - un po' funky, come dire.
"Appena dopo averla presa son partito per il Kustom Weekend, in Toscana", ci racconta Lucio con un sorriso,"feci tutto il viaggio d'andata con il serbatoio dell'olio che pisciava un po'. Non gli diedi molto peso, ma quando tornai a Roma scoprii che c'era un buco nel serbatoio, ed ero andato e tornato praticamente senza olio!". Poi dicono che le moto vecchie non valgono una cicca.
Ma dopo questa ed altre peripezie, nonostante avesse retto con testardaggine, era ovvio che il motore avesse bisogno di un po' d'amore: "Il motore è stato rifatto da G Garage, e dopo aver cambiato anche la pompa dell'olio di recente e sistemato la carburazione, gira come un'orologio", dice Lucio con soddisfazione.
"Qualche anno fa ho avuto bisogno di un deciso cambio d'aria", ricorda Lucio,"all'epoca lavoravo nella tostatura del caffé, e quasi per scommessa risposi ad un annuncio di una torrefazione di Melbourne, in Australia, che cercava gente con esperienza".
Ma a volte la vita non aspetta, ed il bisogno di andare era troppo forte. "Alla fine partii lo stesso, senza risposta, senza programmi. Stavo a Melbourne già da qualche settimana per conto mio, quando l'azienda del posto si decise a rispondermi".
Giorni diversi, selvatici, di cui Lucio si ricorda con nostalgia, soprattutto quando parla del mezzo che usava per muoversi in the land Down Under. "Avevo trovato un Maggiolone VolksWagen del '75, era bellissimo, giallo. Purtroppo un giorno lo trovai bruciato, era una cosa che capitava spesso da quelle parti", conclude rammaricato. Non si scappa mai molto lontano dall'amore per il ferro vecchio.
Il che ci riporta ai nostri giorni, e al momento del ritorno. "Non ho mai venduto la moto: quando sono tornato l'ho tirata fuori dai due anni di letargo in cui era caduta. Un po' di manutenzione, ed ho ripreso ad andarci e trasformarla." Come il vero amore, quello che resiste al tempo e alla lontananza.
Un'attitudine che fa onore a Lucio e la dice lunga su come ci si comporta verso una partner fedele, alla facciaccia di quelli che non si riescono a tenersi una moto per due mesi, o si vendono lo Sporty perché s'è svitato lo specchietto. Ed ora Lucio e la sua Ironhead sono back in business, tornati di prepotenza sull'asfalto di Roma.
A questo punto la domanda mi sorge spontanea, e gli chiedo se la sua moto abbia un nome. "Non ci ho mai pensato", confessa sinceramente, "ma immagino Marilyn sia un buon nome". "Dal nome dell'attrice?", insisto. "No, da Marilena, mia madre", risponde Lucio.
That's it. Le moto son donne, le migliori sul pianeta. E considerato che anch'io ho chiamato la moto come mia madre, l'ultima risposta mi dà una certa soddisfazione, come tutto il resto di questo pomeriggio primaverile. Riprendiamo le moto con la promessa reciproca di un giretto, ogni tanto, così da non abelinarmi sempre in giro da solo. Sembra che nessuna abbia più voglia di andare in moto, o riesca a far senza, dico a Lucio.
"Noo...MAI!", risponde. Amen.
Well it's aaalriight noow, in fact it's a gas..
...but it's aalriight, I'm Jumpin' Jack Flash it's a gas gas gaaas
✠ ✠ ✠
Direttamente dall'epoca in cui Hells Angels e Rolling Stones erano ancora amici.
Commenti
Posta un commento
Per i lettori non registrati, cliccare sulla voce OpenID.