Una storia unica, raccontata dal suo protagonista, Tom Fugle, alle celebrazioni per la dipartita, nel 2004, di uno dei suoi migliori amici: il leggendario Dave Mann. Chi bazzica un certo ambiente e un paio di siti come si deve non troverà certo qui nuove informazioni sul grande Tom Fugle e sull'amicizia, lunga una vita, che lo legava a Mann e ai suoi fratelli dell'El Forastero. Nata nel lontano 1964 in un fumoso bike show di Kansas City, città natale di Mann, a riunirli fu il destino e la passione per il chopper, insieme allo stile di vita che queste motociclette avevano catalizzato e fatto evolvere in una sottocultura ancora rilevante decenni più tardi, e conosciuta anche grazie agli sforzi di siti come Church of Choppers e Loserrules, che per primi in anni recenti hanno riacceso la luce sui pionieri.
Foto di gruppo con motociclette. Tarda primavera del '65.Quarant'anni dopo quel primo magico incontro, nel sole della California e durante un raduno che porta il nome dell'amico scomparso, Tom Fugle pronunciò un elogio funebre che lascia intuire, esattamente come fa un qualsiasi dipinto di Mann, l'intensità e la sfrontatezza delle loro avventure insieme, delle loro vite, della loro immaginazione e creatività, che li resero due leggende del kustom, insieme ai loro amici e fratelli dell'El Forastero MC.
Quindi, a seguire troverete una libera traduzione di quel discorso. Se volete la versione originale, su internet si trova facilmente, ma vi consiglio questo sito per la versione integrale, foto e materiale inedito dell'epoca d'oro del chopper, come la visse e contribuì a crearla il fondatore degli El Forastero. Non è la prima traduzione in italiano: sempre Loserrules ha tracciato la via già parecchi anni fa, la trovate qui. Senza ulteriori indugi:
Quando mi hanno chiesto di parlare qui oggi ho pensato a ciò che volevo dire: se ci rifletto, mi rendo conto di quanto è stato importante per me incontrare Dave e diventare suo amico. Se non lo avessi incontrato, molti pezzi fondamentali della mia vita non sarebbero andati al loro posto. Abbiamo passato momenti meravigliosi insieme.
Attraverso la sua arte, Dave permetteva ad altri di vivere la libertà e la vita che entrambi adoravamo. Dave è parte di quella forza che oggi tiene insieme la scena chopper, e dà vita ad eventi come questa Chopper Fest.
Un abbraccio fra Tom e Dave, a Kansas City nel '98, trentaquattro anni dopo il loro primo incontro. Tom non abbandonò mai i colori del club che aveva fondato.Il nostro incontro è avvenuto grazie ai chopper, è quello che ci ha fatto incontrare. Per farvi capire meglio, devo raccontarvi dei giorni che hanno preceduto il nostro incontro. Per gran parte, c’entra un uomo di nome Harlan Brower, meglio conosciuto come Tiny, o Tiny “the Beautiful”. Quell’uomo ha avuto un’enorme influenza sulla vita di Dave e sulla mia.
Per raccontarvi questa storia, devo tornare indietro di molti anni, al
1952.
Conobbi Tiny quando avevo 11 anni, a Sioux City. Lui ne aveva 13, e si
era appena trasferito accanto a me. Già allora, Tiny era bello grosso, era alto uno e ottanta! Era una persona molto intelligente e con un gran senso
dell’umorismo, e avendo un paio d’anni più di me, era naturale che
lo considerassi un esempio, e non solo per la sua stazza. Tiny
aveva anche senso dell’onore, e diventammo amici stretti.
Si distingueva sempre, gli piaceva fare cose assurde, e sconvolgere la gente. Aveva una bicicletta che modificò pesantemente. Dopo di lui un sacco di ragazzini del quartiere fecero la stessa cosa, quindi fondammo un club di biciclette. Facevamo riunioni, feste e giri.
Quando Tiny compì 16 anni si comprò una Chevy del ’48. Ovviamente, il club venne abbandonato. Saltammo in macchina con lui e dimenticammo le bici. Poco tempo dopo, Tiny e la sua famiglia si trasferirono a Van Nuys, in California, e non lo vidi più fino al 1961, quando un giorno arrivò davanti casa mia su una delle motociclette più selvagge che avessi mai visto.
Non avevo mai visto una motocicletta come quella prima di allora, e
devo ammettere che ancora oggi, resta una delle più radicali di
sempre!
Dissi a Tiny che anch’io avevo una motocicletta. Un’Harley Davidson
del ’56, dresser, che avevo appena distrutto in un incidente. Tiny disse: “Bene! Una ragione in più per farne un chopper!”. Ricordatevi
che a quei tempi non c’era modo di conoscere i chopper tramite
giornali, film o la tv come ai nostri giorni. Il mio unico esempio era la
sua moto. Non sapevo cosa pensare.
Tiny diceva che “Solo negri e vecchi guidano le dresser”, oppure “Una
dresser è buona solo per una cosa...diventare un chopper”.
Mi diceva sempre: “Puoi modificarla, conservare quello che smonti, e
rimontare tutto in meno di un’ora”. Sapeva che una volta modificata non l’avrei più rimontata, e non l’ho mai fatto.
Tiny era tornato a Sioux City per fare rapporto all’ufficio di leva locale. A causa di una salute cagionevole da bambino, fu rifiutato al servizio militare. Decise di restare a Sioux City per l’inverno, dicendo che sarebbe tornato nella California del sud in primavera. Finì per restare molti inverni.
Quell’inverno lo passammo sempre insieme. Andavamo in edicola a cercare, nelle riviste di hot rod, qualche foto di mostre di auto per
vedere se c’erano chopper sullo sfondo, ma non ce n’erano mai.
Dovunque andasse, la moto di Tiny continuava a sconvolgere
le persone, dappertutto otteneva la stessa reazione dalla gente...”Ma
che cazzo...?”. Fu quello a spingermi a costruire un chopper. Decisi di
dare il tutto per tutto, e di costruire una moto dalle linee pulite, con
molte cromature e idee radicali (vinse ogni show a cui la
presentai, dal 1963 al 1966).
Tom spinge il suo pan nel vialetto vicino casa sua, a Sioux City, nel '63. Il pan è nella sua prima versione, "Blue Sapphire": la leggenda vuole che l'avesse costruita in cantina, e una volta finita la moto non passasse dalla scala. Tom prese dunque un candelotto di dinamite, fece crollare parte della cantina, mise in moto il chopper e lo portò in strada scalando i detriti.
Verso l’estate del 1962, fondammo l’El Forastero Motorcycle Club. Il nome ha un significato preciso, vuol dire “l’escluso”, “lo straniero”. Dato che nessuno aveva idea di che moto guidassimo, o perché le guidassimo, ci demmo un nome che nessuno avrebbe capito.
Sembrava che fossimo gli unici ad avere dei chopper nel midwest. Poi, nel febbraio del 1964, andammo al Kansas City Car Show. Laggiù incontrammo un ragazzo di nome Dave Mann. Era stato in California, aveva visto dei chopper, e gli erano piaciuti: ne aveva costruito uno, e lo aveva iscritto allo show.
Quando ci incontrammo fu come se ci conoscessimo da anni! Avevamo qualcosa in comune, il chopper: o lo vivevi, o non sapevi. Dave aveva in mostra anche il suo primo dipinto di motociclette, “Hollywood Run”, messo davanti alla sua moto. Essendo anch’io un artista, gli chiesi cos’altro aveva dipinto, e mi rispose che dipingeva principalmente pin-up. Gli chiesi perché non dipingeva altre moto. Disse che non sapeva veramente cosa disegnare, e gli dissi “Perché non disegni semplicemente quello che vedi?”.
"Hollywood Run" di Dave Mann. Il soggetto in primo piano è nientepopodimenoché Dougie Poo, all'epoca negli Hells di Berdoo. Quando Dave presentò la sua moto al Kansas City Car Show, i giudici furono talmente spiazzati che crearono una categoria apposta per premiarlo.Più tardi quell’anno, dopo qualche lettera e qualche incontro a Kansas City, Dave mi chiese se poteva entrare nel Club. Divenne uno dei fondatori del charter di Kansas City nel febbraio del ’65.
Più o meno nello stesso periodo, io, Tiny e Dave incontrammo Grey Cat, Lucky Sprat, Fat Frank e Dan Jungroth di Minneapolis: anche loro guidavano chopper. Diventarono i fondatori del charter di Minneapolis nel maggio del ’65.
Seduto, "Lucky" Jim Sprat con altri ragazzi dal Minnesota. Camicia bianca e knuckle che definire perfetto è riduttivo.Nel febbraio del ’66, io e Tiny andammo in California e, mentre eravamo lì, mostrammo una fotografia di “Hollywood Run” a un nostro amico, Big Daddy Ed Roth. In quel periodo, Roth aveva cambiato interessi, dalle macchine alle moto, e vide potenziale nel lavoro di Dave.
Quello stesso anno, Roth diede alle stampe una serie di lavori di Dave,
sotto forma di poster. Per la prima volta, vennero diffusi a livello
nazionale.
Alcuni dei primi dipinti di Dave si basavano su di me e su membri del
club. Dipinti come “Bakersfield”, “Blackboard Cafe”, “Bikers wedding”,
etc erano ambientati in posti di fantasia, ma altri come “El Forastero
cave party” accaddero veramente, in quel caso nelle grotte sotto
Kansas City, in Missouri. Una delle pagine centrali di Easyrider Magazine, “My (old) gang”, mostra, da sinistra verso destra me, Grey Cat, Tiny, Skip
Taylor e Dan Jungroth.
Grazie ai disegni che Dave Mann ha creato, che mostravano motociclette custom e chopper, il chopper è diventato famoso come non mai! Dave viveva la vita che disegnava, e questo ha tenuto vivo l’interesse del pubblico.
Per essere uno che diceva di non sapere cosa disegnare, credo abbia
creato più scene biker e costruito più motociclette lui con un pennello,
di quante se ne possano immaginare.
Mi sento privilegiato di aver conosciuto Dave Mann, e di aver fatto
parte della sua storia. Non cambiò mai: nonostante fosse diventato
molto famoso, era rimasto la stessa persona che io e Tiny incontrammo
tanto tempo fa.
Gli El Forastero si preparano a partire dopo un pieno, nel '65. Una banda di amici, una festa a due ruote: in primo piano, di schiena, Tom guida la carica con uno dei suoi famosi cappelli. Sullo sfondo si possono distinguere l'avantreno della moto di Tiny, Grey Cat sul suo flathead (lo stesso che guida nel dipinto di Mann in apertura), e il trike di Fat Frank.
Dave ha continuato, per tanti anni, a mandare al Club lettere e disegni.
Molti di questi sono incorniciati nella clubhouse dell’El Forastero, a
Sioux City.
Provo orgoglio nel dire che, dopo 42 anni, l’El Forastero Motorcycle
Club è ancora molto attivo, ed è rimasto un chopper club, con sedi a
Sioux City (Iowa), Kansas City (Missouri), Minneapolis (Minnesota), St.
Louis (Missouri), Des Moines (Iowa), Wichita (Kansas) e Okoboji
(Iowa).
Dopo la morte di Tiny l’anno scorso, sono l’ultima persona vivente che può raccontare questa storia. Vorrei ringraziarvi tutti per avermi ascoltato.
Grazie."
Tom Fugle, 12 dicembre 2004.
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